Disegno di legge di bilancio: quasi azzerate le risorse stabili per i rinnovi dei contratti 2022-2024 dei settori pubblici
1 miliardo una tantum per il 2023, zero per il 2024, 450 milioni per il 2025 (che rientrano nel CCNL 2025-2027).
L’analisi degli allegati al disegno di bilancio 2023, disegna un quadro sempre più preoccupante rispetto alle risorse per il rinnovo dei contratti pubblici 2022-2024.
Come è noto le risorse per “l'attuazione dei contratti del personale delle amministrazioni statali, ivi compreso il personale militare e quello dei corpi di polizia” sono allocate in uno specifico capitolo di bilancio del Ministero dell’Economia e delle Finanze. La legge di bilancio del 2022 (legge 234/22) ha stanziato 310 milioni di euro per il 2022 e 500 milioni per gli 2023 e 2024 a copertura dell’indennità di vacanza contrattuale. La legge di assestamento del bilancio 2022 (legge 111/22) ha confermato tali stanziamenti.
Con il disegno di legge di bilancio 2023, le risorse stabili per il periodo 2022-24 scendono a poco più di 198 milioni di euro, mentre viene istituito il nuovo piano gestionale dedicato al CCNL 2025-2027 che prevede 1 miliardo di euro una tantum per il 2023 (evidentemente considerato un’anticipazione) come stabilito dall’art. 62 del ddl di bilancio, zero per il 2024 e 450 milioni di euro per il 2025 (che rientrano nel CCNL 2025-2027).
Sembrerebbe pertanto che per 2022-2024 non vi siano risorse neanche per la copertura degli attuali meccanismi di incremento delle retribuzioni per il settore pubblico.
Si conferma invece che le risorse che saranno attribuite a seguito della definitiva sottoscrizione della parte economica del CCNL “Istruzione e Ricerca” ammontano ad oltre 5 miliardi di euro.
Per la tornata 2019-2021 riguardo al settore statale, rimangono ancora da attribuire risorse stabili per 2,251 miliardi di euro (la legge di assestamento ne prevedeva 3,485 miliardi).
È altresì confermata la consistenza del fondo da destinare alla contrattazione collettiva nazionale per l'armonizzazione della retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici, pari a 126 milioni di euro annui.