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In piazza e in tribunale la FLC è con te: vertenze per la stabilizzazione dei lavoratori precari

Vertenza per la trasformazione dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato. La FLC chiede il risarcimento del danno subito e la parità di trattamento tra personale a tempo determinato e a tempo indeterminato.

02/02/2012
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presidio-senato-6-luglio-2011-02I lavoratori di tutti i comparti della conoscenza con rapporto di lavoro a tempo determinato che da 3 anni (36 mesi) occupano posti liberi e hanno i requisiti previsti per l'accesso al pubblico impiego (ad es. l'abilitazione per i docenti di scuola) possono chiedere la trasformazione a tempo indeterminato del contratto di lavoro.
Per questo trovano assistenza e tutela legale presso le sedi territoriali della FLC CGIL.

La vertenza non è nuova. Ma stanno arrivando i primi pronunciamenti positivi. Di grande aiuto è stata la giurisprudenza europea che condanna il ricorso a contratti a tempo determinato non per esigenze temporanee, ma per coprire buchi di organico. È qui che si ravvisa l'abuso.

Nei ricorsi che ha promosso la FLC ha chiesto anche il riconoscimento degli scatti di anzianità e il risarcimento del danno perché i lavoratori hanno subìto ingiustamente una condizione di lavoro e un trattamento peggiore a quelli che gli sarebbero spettati.

In questa vertenza è confluita quella sul riconoscimento della parità di trattamento economico (anzianità e fasce retributive) tra personale a tempo indeterminato e a tempo determinato in tutti i comparti conoscenza, ma soprattutto in scuola e ricerca.

Memo

La vertenza è stata lanciata all'indomani dell'approvazione della legge 183/2010 (Collegato lavoro) che ha imposto un termine di 60gg all'impugnazione dei contratti. Il tentativo era sbarrare la strada ai ricorsi, che già numerosi vedevano l'amministrazione soccombente, ma grazie alla campagna informativa della CGIL si è fatto in tempo a promuovere migliaia di ricorsi, in particolare nella scuola. Il governo per sfuggire alla condanna della Corte di giustizia europea, dei cui pronunciamenti favorevoli ai lavoratori i giudici italiani tenevano conto, è stato costretto ad approvare un piano di stabilizzazioni nella scuola che portato all'immissione in ruolo di 66.300 tra docenti e ATA.

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