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Pubblico impiego e conoscenza: il lavoro è una risorsa

Senza servizi pubblici di qualità, con meno istruzione e meno ricerca, il Paese sarà più povero, i cittadini saranno più poveri e con meno diritti. Il resoconto dell'iniziativa di lunedì 23 aprile 2012 presso il Ministero della Funzione pubblica.

23/04/2012
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Si è svolto questa mattina, presso Palazzo Vidoni (sede del Ministero della Funzione pubblica), il presidio dei lavoratori pubblici e della conoscenza. Ad organizzare l'iniziativa la FLC e la FP CGIL, che con lo slogan Se licenziano il lavoro pubblico, licenziano i diritti dei cittadini hanno convocato a Roma delegazioni provenienti da tutte le regioni.

Un appuntamento con il quale sostenere la richiesta - spiegano i segretari generali di categoria Domenico Pantaleo e Rossana Dettori - di rinnovare i contratti di lavoro, rilanciare la contrattazione integrativa, ripristinare un sistema di relazioni sindacali democratico e partecipato, sbloccare le assunzioni ponendo fine alla piaga del precariato attraverso la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, abrogare la legge Brunetta, definire regole condivise sulla mobilità, modificare il nuovo sistema pensionistico.

Ascolta gli interventi dalla piazza su RadioArticolo 1

L'intervento di Susanna Camusso, segretario generale CGIL

roma-23-aprile-2012-01"Non mi sentirei sicura in una sala operatoria dove opera un chirurgo ultrasettantenne, assistito da collaboratori e operatori suoi coetanei" con questo esempio Susanna Camusso ha messo in evidenza la complessità del lavoro pubblico che non è, come con discutibile continuità viene considerato dai governi, l'inutile spostamento di scartoffie. La segretaria generale della CGIL ha criticato la deriva che vuole il lavoro pubblico governato dalla politica e dalle sue scelte. Un lavoro esposto alla temperie del momento e non fondato, come sarebbe giusto e logico, sulla responsabilità dei lavoratori e sulla loro partecipazione consapevole. Le inefficienze e i malfunzionamenti scaricati ingiustamente sui lavoratori sono invece il frutto di un modello che è stato funzionale al Governo precedente e alla sua gestione del potere. Quel modello è perdente. "Il lavoro pubblico è la struttura portante della coesione sociale del nostro paese". Il lavoro pubblico va conosciuto, quindi, nelle sue mille sfaccettature, anche nei suoi aspetti usuranti. L'intervento del Governo sui pensionamenti non tiene conto di tutto questo. Non si esce dalla crisi se non si investe sul lavoro pubblico e sul welfare. Investendo in istruzione, ad esempio, non solo si dà una risposta al grave problema del precariato, ma si scommette sullo sviluppo e sull'ampliamento delle conoscenze.

Per questo, dice Camusso, anche alla luce del risultato della elezioni RSU e della grande partecipazione al voto, "bisogna ricominciare dal modello contrattuale unitario". Il lavoro è uno, ha insistito, "un lavoro normale" regolato dal contratto, con diritti e doveri, ammortizzatori sociali. E le risorse per gli investimenti? Camusso non ha dubbi: prelevarle dai grandi patrimoni, dalle grandi ricchezze mai sfiorate né dalla crisi né dalle politiche di austerità.

Forte il richiamo del segretario generale a CISL e UIL a mobilitarsi anche su lavoro pubblico e welfare, che vanno di pari passo.

La parola ai lavoratori

roma-23-aprile-2012-04"Siamo lavoratori e siamo anche cittadini". È stato ripetuto dal palco per sottolineare che il lavoratore pubblico è impegnato in settori di lavoro delicatissimi, perché rivolti alla persona, sanità e istruzione, alla sicurezza, ai servizi in generale, alla ricerca… Per questo quando si colpisce il lavoro pubblico "siamo penalizzati due volte, come lavoratori e come cittadini".

Sono state molto criticate le misure del Governo sulle pensioni e sull'allungamento insensato dell'età pensionabile che non tiene conto delle differenti tipologie di lavoro, e non solo del lavoro usurante. Una delegata di Torino ha ricordato la difficoltà oltre una certa età di stare ore a dirigere il traffico o con i bimbi di un asilo nido o di una scuola dell'infanzia. Nell'impiego pubblico ormai non entrano più i giovani. Precari pluriabilitati, giunti ai 35-40 anni, perdono le speranze di poter finalmente e stabilmente insegnare.

In tutti gli interventi l'indignazione di come sia stato destrutturato il lavoro pubblico, con disparità di trattamento a parità di mansioni. Non c'è certezza nella normativa, una vera giungla alimentata anche dagli interventi legislativi delle regioni. Per questo la richiesta è una sola: contratto.

L'intervento di Rossana Dettori, segretario generale FP CGIL

roma-23-aprile-2012-02"Siamo stanchi di essere raccontati come dei privilegiati, solo perché abbiamo - e nemmeno tutti - un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. E poi chi è che ci chiama privilegiati?" Bisogna che la politica tolga le mani dal lavoro pubblico che non può essere regolato sull'arbitrio, ma sulla certezza delle regole contrattuali.

Rossana Dettori respinge l'accusa che altri sindacati rivolgono alla CGIL di organizzare una "mobilitazione preventiva". "In realtà siamo in ritardo - ha detto - sul rinnovo dei contratti e sulla contrattazione integrativa". Anche Dettori è molto critica nei confronti del Governo e sulla pretesa che si possa ragionare ai tavoli negoziali solo sui risparmi di gestione. Bisogna dare voce alle RSU che conoscono bene le condizioni di lavoro e dare loro la possibilità di fare la contrattazione.

Il lavoro pubblico dà ai cittadini servizi di cura, istruzione, cultura, protezione: è un settore che va sviluppato non tagliato. Tra i vari interventi che la CGIL chiede al Governo, Dettori ricorda la stabilizzazione dei precari che da anni garantiscono il funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi. Bisogna smettere di dire che bisogna licenziare: in Italia si deve assumere. Dettori ha anche criticato l'allungamento dell'età pensionabile nel settore pubblico.

L'intervento di Domenico Pantaleo, segretario generale FLC CGIL

roma-23-aprile-2012-03"I ministri Patroni Griffi e Fornero si chiedono il perché di scioperi e manifestazioni. La risposta è tutta qui: l'Italia non ce la fa più". Così ha esordito Domenico Pantaleo nel suo discorso, criticando le politiche inique di questo Governo che sta, ancora una volta, penalizzando i lavoratori, i pensionati, le famiglie non solo con l'aumento delle tasse, ma anche colpendo i diritti e sbarrando la strada ai giovani. In particolare la riforma delle pensioni è una "truffa". Una truffa in particolare verso i giovani che una pensione non la vedranno mai. "Ma questa partita - avverte Pantaleo - non è ancora chiusa". I giovani, nei settori della conoscenza, sono penalizzati due volte, perché l'allungamento dell'età pensionabile ne ritarda la stabilizzazione e la precarietà è una forma di violenza. E la pubblica amministrazione è il più grande serbatoio di precariato. Il Governo, dice Pantaleo, ha tradito tutte le premesse con cui si era presentato. Nei settori pubblici non si deve licenziare, casomai assumere; ma per recuperare efficienza va cambiato il modello. Tutto quello che non funziona nel pubblico non è colpa dei lavoratori ma di una organizzazione burocratica, gerarchica, insensata voluta dal precedente Governo di cui è massima espressione la legge Brunetta che va urgentemente abrogata.

Anche Pantaleo chiede il rinnovo dei contratti, perché c'è un'emergenza salariale gravissima e un'urgenza di regole certe e trasparenti sul lavoro. Pantaleo, come gli oratori precedenti, ha ribadito la disponibilità della CGIL a discutere delle regole del mercato del lavoro, di cambiamenti da introdurre, ma la CGIL non è disposta a frammentare il lavoro, né a negoziare regole di civiltà o la dignità dei lavoratori. Pantaleo rivendica una politica più equa che faccia pagare il costo della crisi ai grandi patrimoni e a chi non ha mai pagato: le misure inique vanno ritirate. Per ottenere questo risultato, siamo anche pronti allo sciopero generale.