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Corriere/Bari: Otto ore asserragliati in Ateneo Prof e dipendenti restano fuori

Occupazione di studenti. Assemblea dei ricercatori: no a questi metodi

19/05/2010
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Corriere della sera

BARI — Otto ore di occupazione contro l’aumento delle tasse e i tagli del governo.

L’Università di Bari come nel ’68: ieri alle 5 e 57 un centinaio di studenti è entrato nel palazzo dell’Ateneo nello stesso momento in cui le porte venivano aperte dal custode. Gli universitari hanno quindi chiuso i tre accessi con catene e affisso striscioni all’esterno. Ed è scoppiato il caos.

Alle 8 i primi impiegati hanno trovato le porte sbarrate. Lo stesso rettore Corrado Petrocelli è rimasto fuori dai cancelli fino alle 14 e 30, ma ad infuriarsi maggiormente sono stati i ragazzi, alcuni giunti a Bari dalla provincia, che ieri mattina dovevano tenere esami, esoneri o dovevano consegnare documenti per la laurea.
Gli studenti, promotori della protesta, hanno organizzato quindi una prima assemblea all’esterno dell’edificio. «Abbiamo deciso di compiere un gesto forte come l'occupazione del palazzo Ateneo - spiegano - dopo mesi di mobilitazione, dopo 20 giorni di occupazione di Scienze politiche, dopo 13 giorni di occupazione di matematica, a seguito dei quali da parte del rettore non sono ancora giunte risposte concrete. Finora non avevamo bloccato la didattica e i servizi, e siamo sempre stati propositivi e disposti al confronto. Ma dall'altra parte solo lunghi silenzi e un imbarazzante temporeggiare». Sotto accusa principalmente il piano di rientro dell’Università di Bari, che prevederebbe un aumento fino al 27 per cento delle tasse, per poter risanare il buco nel bilancio di 52 milioni di euro. Ma anche i tagli del governo alla didattica e al sostentamento dello stesso Ateneo. «Il ddl della Gelmini - proseguono gli studenti - smantella l’impianto pubblico dell’Università italiana». Pronto al dialogo, ma a patto di riaprire il palazzo, è stato il rettore Petrocelli, che ha espresso forte rammarico per la forma di protesta. «Bisogna consentire al personale di entrare - spiega Petrocelli - a tutti quelli che hanno delle scadenze di rispettarle. Capisco che l’occupazione possa essere fatta per creare disservizi o disagi, ma ci sono diritti fondamentali che vanno garantiti. Io mi sono sempre mostrato disponibili al dialogo, ma non con le catene. Togliessero quei lucchetti e parliamo». Alle 11 e 30 le porte si sono aperte solo per gli studenti. Alle 14 e 30 sono caduti gli ultimi catenacci e l’occupazione si è trasformata in un’assemblea permanente alla quale ha partecipato anche il rettore. «Domani (oggi ndr) si terrà la commissione tasse - conclude Petrocelli - durante la quale saranno valutate le proposte degli studenti. Quella che abbiamo presentato noi resta legittima, anche perchè non supera i tetti imposti dalla legge, grazie al finanziamento di 6 milioni di euro dallo Stato». Subito dopo l’assemblea, gli studenti hanno sospeso le mobilitazioni, anche l’occupazione nella facoltà di Scienze politiche. «Abbiamo ottenuto - spiega Leonardo Madio, studente - delle risposte importanti. Noi vigileremo e se la situazione tornerà come prima, ricominceremo le proteste». Solidarietà agli universitari è stata portata anche dal presidente del gruppo consigliare Sinistra ecologia e libertà, Michele Losappio e dalla Flc Cgil.

Ma ieri è stata anche la giornata della mobilitazione dei ricercatori pugliesi contro il ddl Gelmini che cancella la loro figura professionale, inserendo impieghi a tempo determinato. All’assemblea nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza hanno partecipato il parlamentare Giovanni Procacci, l’assessora regionale al Diritto allo Studio Alba Sasso e i rettori delle università di Bari, di Foggia e di Lecce. Nicola Costantino, rettore del Politecnico di Bari, ha ribadito la situazione disastrosa dei bilanci della sua università. «Il taglio del 15 per cento - commenta Costantino - renderà impossibile il pagamento degli stipendi. Per questo oggi delibereremo in cda la vendita dei capannoni ex Scianatico, per 12 milioni di euro: spazi che venivano utilizzati per i servizi agli studenti, ma che abbiamo bisogno di vendere per mandare avanti l’università».

«In questa settimana - spiega Rosa Maria Mininni, rappresentante del movimento dei ricercatori - sono in programma assemblee in tutte le facoltà e ci stiamo astenendo dalle lezioni. E dall’anno prossimo lo faremo tutti i giorni, se le decisioni del governo non cambieranno». Ieri i ricercatori si sono dissociati dalla protesta degli studenti. «Noi siamo con loro per le motivazioni - aggiunge Mininni - ma siamo contrari a questi metodi».