Repubblica/Bari: Politecnico, la protesta dei ricercatori davanti al Piccinni in fila per gli esami
Raccolte le prenotazioni degli studenti: "Costretti ad accettare corsi a titolo gratuito o con rimborsi simbolici" Documento del Senato accademico: questa Finanziaria ci mette con le spalle al muro
FRANCESCA RUSSI
Tutti in fila per prenotare l´esame. La cattedra però non si trova all´interno di un´aula universitaria, ma sotto il colonnato del teatro Piccinni. Così ieri sera i ricercatori del Politecnico di Bari hanno voluto concludere la settimana di protesta contro il ddl Gelmini. Sono usciti dagli uffici e dai laboratori e sono scesi in piazza: proprio in corso Vittorio Emanuele hanno sistemato banchi e sedie e hanno raccolto le prenotazioni degli studenti che intendono sostenere gli esami nella sessione di luglio. La prima data utile è quella di lunedì quando l´attività didattica riprenderà regolarmente.
I ricercatori infatti hanno paralizzato per quindici giorni il Politecnico, sono saltati oltre 300 appelli. Uno sciopero bianco con un´adesione del 100 per cento. Al centro della mobilitazione i tagli agli atenei che ammontano ad 1 miliardo e 300 milioni di euro e soprattutto il ddl Gelmini che istituzionalizzerebbe la figura del ricercatore a tempo determinato e trasformerebbe le università pubbliche in fondazioni private. «Protestiamo proprio di fronte al Palazzo di Governo - spiega la rappresentante dei ricercatori del Politecnico, Mariagrazia Dotoli - un luogo simbolico ed un punto centrale della città, vogliamo comunicare a tutti il nostro stato di agitazione e i gravi attacchi che sta subendo l´università pubblica». I ricercatori nelle facoltà di Ingegneria e Architettura sono 139 su 389 docenti e ricoprono il 40 per cento degli insegnamenti. «Siamo un terzo del totale e spesso siamo costretti ad accettare i corsi a titolo gratuito o con un rimborso simbolico di 300 euro l´anno». Una disponibilità che i ricercatori hanno ritirato per il prossimo anno accademico: in autunno, se le cose non cambieranno, non saliranno in cattedra e moltissimi corsi di laurea non potranno partire.
Contro i tagli che ridurrebbero sul lastrico gli atenei si è schierato anche il Senato accademico dell´università di Bari che ieri ha approvato all´unanimità un documento di dissenso. «Ribadiamo il profondo disagio e la grande preoccupazione per il permanere degli insostenibili tagli alle risorse finanziarie dell´Università, per l´inaccettabile trattamento discriminatorio operato nei confronti soprattutto di docenti e ricercatori più giovani nell´ambito della manovra finanziaria governativa in atto, per le perplessità esistenti su punti significativi del disegno di legge di riforma universitaria». Tra le conseguenze paventate un ritardo nell´inizio dell´anno accademico, slitta inoltre a settembre l´attribuzione dei carichi didattici.