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Repubblica: Solo Roma e Bologna nella top 200 degli atenei Cambridge batte tutti

La classifica mondiale delle università: anglosassoni superstar, l´Italia resta indietro

08/09/2010
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la Repubblica

ARNALDO D´AMICO

ROMA - Quindici le università italiane entrate nella graduatoria stilata quest´anno delle prime 500 del mondo, una in più dello scorso anno. Dieci di queste hanno scalato la classifica, anche di molto, come le 51 posizioni guadagnate dall´Università degli Studi di Padova, le 22 di Pisa e le 15 de la Sapienza di Roma, tanto per citarne alcune. Nonostante i miglioramenti, le posizioni occupate dagli atenei italiani rimangono molto distanti da quelle degli altri Paesi sviluppati, anche da quelli con una ricchezza ben inferiore alla nostra. Scorrendo la classifica mondiale la prima università italiana, quella di Bologna, si incontra alla posizione 176 (due in meno dello scorso anno) e la seconda, la Sapienza, alla 190°. Le successive 3 entro il 300° posto e le restanti 10 dopo il 400°. Nelle prime cento invece vi sono atenei di Cina (47°), Corea del Sud (50°), Irlanda (52°) e di tutti gli altri paesi del nord Europa. La top ten rimane da sette anni dominio dalle solite 6 università americane e 4 britanniche di cui Cambridge, per la prima volta strappa il vertice ad Harvard.
La classifica mondiale delle università viene stilata da sette anni da QS, società londinese di ricerche sul mondo della formazione la cui nascita è stata ispirata, circa quindici anni fa, da The Times. Il quotidiano commissionò per alcuni anni l´indagine a un gruppo di economisti che poi hanno dato vita ad una agenzia di valutazione autonoma, al momento la più affidabile. La classifica viene stilata in base a cinque parametri cui viene assegnato un "peso" percentuale nel determinare il punteggio. Il 40% viene dai giudizi della stessa comunità accademica mondiale sugli atenei. Pesano il 20% cadauno la qualità della ricerca scientifica e il rapporto tra numero di facoltà ed iscritti. Gli ultimi due parametri sono il numero di collaborazioni internazionali e la valutazione di 5.000 capi del personale e amministratori delegati sparsi per il mondo.
«Anche lo studio dell´Ocse sulla formazione divulgato oggi, in pratica, ci dice che meno si spende in formazione e meno si conterà in futuro - commenta il professor Andrea Lenzi, presidente del Consiglio Universitario Nazionale (Cun), organo elettivo di rappresentanza del sistema universitario nazionale - Ce lo aspettavamo. Il problema del finanziamento del sistema di alta formazione esiste ma fortunatamente, come dice il QS, il nostro capitale umano e i programmi didattici sono stimati nel mondo. Le basi culturali impartite dagli insegnamenti sono solide e migliorano perfino. Merito è anche dei governi europei che hanno stimolato la comunità accademica ad essere più attiva nelle collaborazioni internazionali da cui é risultato un maggiore livello scientifico delle ricerche e migliori valutazioni da parte del mondo accademico ed industriale internazionale. In questi tempi di incertezza economica - conclude Lenzi - è rassicurante per gli studenti sapere che una laurea conseguita presso una università di reputazione internazionale resta il percorso migliore per entrare con successo nel mondo del lavoro»