Repubblica/Torino: Università, c´è una facoltà di troppo la riforma Gelmini le riduce a dodici
L´ateneo torinese ne ha tredici. Quattro le strutture accademiche nel mirino della riforma: l´allarme dei presidi
Bertinetti: "Il tetto salterà". Furlan: "Sbagliato eliminare gli ultimi nati"
STEFANO PAROLA
Delle 13 facoltà dell´Università di Torino, una è di troppo. Così sostiene il disegno di legge Gelmini. Niente di definitivo, anche perché la tanto contestata riforma degli atenei italiani inizierà il suo lungo iter parlamentare soltanto giovedì. Però la versione attuale del testo fissa a 12 il numero massimo di "strutture di raccordo". E il dettaglio sta creando un po´ di subbuglio tra gli accademici torinesi.
In realtà i discorsi legati a eventuali riassetti sono in corso già da qualche settimana. Anche perché inizialmente il ddl prevedeva che l´ateneo di Torino riducesse addirittura a nove il numero delle sue facoltà. Poi il testo è stato modificato e il tetto è salito a «dodici nel caso di università con un numero di professori e ricercatori di ruolo e a tempo determinato superiore a tremila unità». Ma il problema di esubero è rimasto, anche se limitato a una singola unità.
Dunque, chi è di troppo? La facoltà in bilico al momento è una di queste quattro: Medicina II, Lingue, Psicologia e Scienze della formazione. Con la prima che potrebbe essere accorpata a Medicina I ad appena due anni dalla nascita e le altre tre che sono nel mirino di Lettere e filosofia.
Ma per dire cosa succederà è evidentemente troppo presto. La riforma Gelmini è appena all´inizio di un cammino che si preannuncia lungo e pieno di insidie, a partire dalla protesta dei ricercatori che, a Torino come in tutta Italia, la stanno fortemente osteggiando e che a settembre torneranno a dare battaglia. Ma nel frattempo tra le varie facoltà si procede per congetture e ipotesi.
I presidi potenzialmente interessati dal taglio sono accomunati dalla speranza che non se ne faccia nulla in assoluto. Per esempio il timoniere di Lingue, Paolo Bertinetti, premette: «Credo che il tetto salterà, se non durante la discussione al Senato magari alla Camera. O almeno me lo auguro, anche perché creerebbe parecchie complicazioni». Anche se poi aggiunge che «se il testo rimanesse questo, tenendo conto delle peculiarità scientifico-didattiche, bisognerebbe tenere conto del fatto che nel nostro ateneo ci sono due facoltà di medicina».
Ovviamente il preside di Medicina II, Pier Maria Furlan, è di parere opposto: «Siamo certamente la tredicesima facoltà in ordine di nascita, però se esistiamo c´è un perché: la vecchia facoltà di Medicina non riusciva più a soddisfare né culturalmente né come necessità degli studenti le forti differenziazioni sorte tra le discipline mediche. Non a caso stiamo portando avanti di giorno in giorno iniziative che le Molinette non sono più in grado di prendere». Ma secondo il capo della struttura accademica ospitata dal San Luigi di Orbassano, il problema è un altro: «La riforma Gelmini non propone altro che una rivoluzione casuale, priva di senso. Perché 12 facoltà e non 14? Alla base c´è un criterio falsamente economico, perché le facoltà di per sé non generano costi. Francamente questo disegno di legge non va alla radice dei problemi veri ma è solo sabbia buttata negli occhi delle persone».