Unià/Bologna: «Con la manovra Tremonti all’Università fondi dimezzati Si rischia il collasso»
Sandra Soster-FCL CGIL
Chiara Affronte
Università a rischio collasso. Non usa mezzi termini Sandra Soster della Flc-Cgil perché è esattamente questo lo scenario che potrebbe aprirsi già dall’inizio del prossimo anno accademico, a causa della somma di due fattori esplosivi: i tagli delle risorse destinate all’Università pubblica con la legge 133 e, adesso, la manovra del ministro Tremonti. La novità di questi giorni, infatti, «è il taglio del 50% sui denari che finanziano i vari cococo e cocopro ». Di fatto, «un dimezzamento rispetto al 2009», un taglio che su scala nazionale la Flc valuta essere pari a 25mila unità, e su scala bolognese riguarderebbe un migliaio abbondante di precari. L’altra brutta notizia riguarda il turn-over, che d’ora in poi sarà autorizzato solo al 20%: «Su 10 che se ne vanno ne entrano due». Le conseguenzedi questi provvedimenti sono presto immaginabili, soprattutto se sommate alla protesta dei ricercatori a tempo indeterminato che si troveranno gli stipendi bloccati per anni. Nei giorni scorsi hanno annunciato che non terranno più lezioni, che per loro rientrano tra l’altro nelle attività non obbligatorie. «In queste condizioni risulta difficile pensare che il prossimo anno accademico possa essere avviato », azzarda Francesca Ruocco, precaria. Questo perché ricercatori a tempo indeterminato, ma anche assegnisti, contrattisti e borsisti hanno in mano buona parte dell’offerta formativa: «A costo bassissimo, perché si parla una media di 2000-2500 euro l’anno nel caso dei contrattisti e di 1000 euro per i collaboratori alla didattica (sono i più “giovani” che non hanno un corso proprio,ma collaborano con un altro docente)», spiega Francesca. «Come sindacato abbiamo chiesto al rettore un confronto sul reclutamento, ancora prima della manovra. Adesso l’urgenza è ancora più forte», riferisce Soster. Insomma, secondo la sindacalista, non basta dire come Ivano Dionigi spesso ripete che «l’Università ha necessità di una riforma, perché è ovvio che ce ne sia bisogno, ma bisogna guardare allo scenario completo in cui si inserisce il ddl del ministro Gelmini: già con la 133 molti atenei vanno in bancarotta; oggi con la manovra anche quelli più virtuosi sono al collasso». Il disegno del Governo è chiarissimo per Soster: «Si attacca tutto il sistema della conoscenza, a partire dalle basi, le scuole dell’infanzia (basti ricordare i tanti bimbi che non avranno posto l’anno prossimo, ndr) fino arrivare all’apice, l’Università». Dove un’intera generazione meritevole viene letteralmente sbattuta fuori. «I concorsi sono bloccati dal 2008, sono state eliminate le borse post-dottorato da due anni, gli assegni vengono dati solo se c’è un cofinanziamento: questo - spiega Francesca - significa che tutta una generazione che va dai 30 ai 40-45 anni rischia di non potere più stare dentro l’Università. Gli assegnisti, che costituiscono la gran parte dei contratti precari, creano un blocco ai più giovani ancora, a tutti quelli che usciti dal dottorato hanno legittime aspettative di intraprendere una carriera accademica ma sono destinati a mollare o ad essere estromessi».