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Unità/Bologna: università, i ricercatori protestano. "Facciamo docenza ma senza riconoscimenti"

La prossima settimana stato di agitazione Minacciano di non assumere più «ruoli didattici»

15/05/2010
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l'Unità

Ricercatori universitari in stato d’agitazione a Modena e Reggio Emilia. Il Coordinamento che li riunisce, infatti, ha deciso di partecipare alla settimana di mobilitazione nazionale che si terrà dal 17 al 22 maggio contro il Ddl Gelmini. I ricercatori chiedono a che venga riconosciuto, anche economicamente, il loro ruolo di docenti ed i loro diritti nell'Università, altrimenti sono pronti a fare non più di quanto gli si richiede per legge. Il messaggio è che se si bloccano loro, si blocca l’Università (su base nazionale la loro forza- lavoro rappresenta circa il 35% dell'offerta formativa). I ricercatori modenesi e reggiani, nelle settimane passate, hanno elaborato un documento che ha raccolto adesioni pari al 68% della loro presenza nell’Ateneo e che prevede la rinuncia all'assunzione di ruoli didattici specifici, «quali corsi e moduli curriculari», per il prossimo anno accademico, con l’intenzione di «attenersi strettamente ai propri incarichi istituzionali» nell’ipotesi che il Ddl Gelmini non venga ritirato o modificato nel senso da loro indicato. Come spiega Gino Satta, ricercatore in Antropologia a Lettere euno dei più attivi nelle vertenze in corso, infatti, per i ricercatori universitari la «legge 382/80 non stabilisce un minimo, ma un massimo di 350 ore di impegno didattico annuale, che comprende seminari, tutorato, ricevimenti, partecipazione a commissioni d'esame e di laurea». E, soprattutto, bisogna tenere presente che i ricercatori universitari sono «ammess iad insegnare solamente in base ad una successiva modifica del 1990 che permette di attribuire loro alcune funzioni che sarebbero proprie dei docenti associati ed ordinari, e cioè tenere corsi, seguire tesi di laurea, presiedere commissioni d'esame». Un ricercatore appena assunto guadagna poco (sui 1100 euro netti al mese), poi un po’ di più e circa 1700-1800 dopo la conferma in ruolo. Infine, ci sono gli scatti biennali di anzianità (di fatto cassati dal Ddl Gelmini), che permettono di acquisire circa 40/50 euro al mese in più ogni due anni di servizio. In media, calcola Gino, «un associato (docente di II fascia) guadagna il 40% in più di un ricercatore ed un ordinario (docente di I fascia) guadagna il 40% in più di un associato ». Gino descrive, in sintesi, la situazione locale, quando osserva che l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia «ha inserito nel suo Statuto una norma che obbliga i ricercatori ad assumere un carico didattico compreso tra le 80 e le 100 ore all’anno, ma è stato costretto dal CUNa modificarlo perché contra legem ». Infine, Gino racconta la propria esperienza: «Ho avuto un carico di 90 ore nel 2006-2007 e nel 2007-0008, 100 nel 2008-2009 e 2009-2010. Tengo due corsi da 50 ore l'uno, che mi impegnano per una gran parte dell'anno. Seguo ognianno4o5tesi. Presiedo4commissioni d'esame per 7 appelli all' anno». Non male per non essere considerato un docente


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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