Precari: DL 101/13, difficilmente si poteva fare peggio
Il dibattito parlamentare alla Camera peggiora un testo già compromesso. Il prezzo della stabilità del Governo si paga in moneta sonante e a farne le spese sono i precari.
Si conferma quello che era chiaro negli ultimi giorni: il dibattito alla Camera è riuscito a peggiorare un testo non solo gravemente insufficiente ma dannoso. Scarica il testo dell'atto.
Un coacervo di norme barocche che prescrivono minuziosamente cosa, come e quando le amministrazioni pubbliche dovrebbero fare per comprare una matita. Ma soprattutto, in questa ipertrofia normativa ai limiti del parossismo, appare evidente che l'intento dichiarato di avviare parziali percorsi di stabilizzazione si capovolge nel suo opposto: accompagnare più o meno velocemente i precari alla porta. Almeno quelli che non sono assistiti da lobbies parlamentari sufficientemente forti. Altro che terza repubblica. Neanche nelle peggiori stagioni della prima la pubblica amministrazione era stata così piegata a logiche di scambio tra gruppi sottogruppi e gruppetti politici.
Vergognoso il trattamento riservato ad enti di ricerca e università, privi di una qualche lobby a loro tutela (del resto portano pochi voti) in Parlamento e in balia di burocrati pasticcioni e di un legislatore colpevolmente insipiente nonostante l'impegno di alcuni parlamentari a cercare di migliorare il testo o quanto meno ridurre il danno.
Sintesi degli interventi sull'articolo 4
Segnaliamo di seguito gli interventi principali operati sull'articolo 4 (per intenderci quello relativo alle assunzioni e alle proroghe) in aggiunte alle modifiche approvate in prima lettura al Senato.
La validità delle graduatorie passa dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016.
L'autorizzazione a bandire concorsi è subordinata all'assunzione di tutti i vincitori di concorso e degli idonei di graduatorie vigenti e approvate a partire dal 1° gennaio 2007.
Si prevede che “per prevenire fenomeni di precariato”, manco fossero eventi paranormali, le amministrazioni sono vincolare ad assumere da precari gli idonei e i vincitori di concorso. Lodevole l'intento della norma, tragica la sua applicazione pratica. Significa che alla scadenza dei contratti facciamo un bel ricambio di precari a saldi invariati?
Il termine previsto dal comma 6 passa al 31 dicembre 2016 e i tre anni si considerano maturati alla data di pubblicazione della legge. Quindi, il periodo delle proroghe e delle assunzioni possibili diventa un quadriennio.
Si prevede per gli enti locali la possibilità di stabilizzare il personale con contratti a tempo determinato proseguendo il percorso della legge n. 296 del 27 dicembre 2006. La platea interessata sono i soggetti assunti con contratto di lavoro a tempo determinato che avevano in precedenza contratti di collaborazione. I contratti nelle more delle procedure previste possono essere prorogati fino al 31 dicembre 2016.
Si obbligano (incredibilmente) le amministrazioni che intendono assumere attraverso la procedura concorsuale con riserva ad adottare “di norma bandi per assunzioni a tempo indeterminato con contratti di lavoro a tempo parziale, salvo diversa motivazione”.
Al comma 8 si prevede che l'anzianità anagrafica venga contemperata con anzianità di servizio e i carichi familiari.
Si peggiora in modo inaccettabile il già limitato comma 9 dove si prevede la possibilità di prorogare ora fino al 31 dicembre 2016 i contratti a termine. L'allungamento di un anno da una parte recepisce solo parzialmente richieste in tal senso ma più probabilmente è dal punto di vista degli estensori in coerenza con i limiti alla spesa e al turn over presenti nella legge di stabilità. Ma si paga caro.
Infatti, si enfatizza ulteriormente la necessità per le amministrazioni di rispettare i tetti di spesa previsti per i contratti a termine sul fondo ordinario ma soprattutto si introduce un assurdo riferimento «ai posti in dotazione organica vacanti».
Questa follia il cui impatto potrebbe essere devastante annullando completamente la già ridotta efficacia del provvedimento e portando alla interruzione immediata di migliaia di contratti.
C'è di più. Si introduce una previsione normativa che impegnerà gli esegeti del diritto per lungo tempo. Avevamo già dato notizia del maldestro richiamo all'articolo 1 comma 188 legge finanziaria 2005 limitato al solo personale ricercatore e tecnologo.
Dopo le nostre mobilitazioni il legislatore mostra un sussulto di lucidità (ma giusto un sussulto) e prova ad anestetizzare il danno che sarebbe derivato dalla originaria formulazione.
Ora si dice che in deroga a quanto previsto dal comma 9 - quindi proroghe solo esiste fino al 2016 la possibilità di determinare una previsione in dotazione organica - per il personale degli enti di ricerca (quindi tutto il personale e non solo ricercatori e tecnologi) è possibile utilizzare le risorse dei progetti per prorogare i contratti solo se sono finalizzati alla realizzazione del progetto medesimo.
In sostanza, se va bene, quello che si poteva fare prima si potrà fare anche ora.
Con una avvertenza. Non vorremmo che qualche astuto burocrate pensasse, dopo aver causato il danno ed essere stato costretto a metterci la cosiddetta “pezza a colori”, di interpretare la norma in senso restrittivo per cui ora si faranno le pulci anche ai progetti esterni degli enti pubblici di ricerca sindacando su chi e come si prorogano i contratti. Naturalmente il buon senso dovrebbe spingere per una interpretazione che consente di non peggiorare la già difficile situazione ma, come è evidente, non possiamo certo affidarci a questo visti i tempi che corrono.
Non si citano le università che al pari e più degli enti pubblici di ricerca utilizzano le risorse dei progetti per sostenere spese del personale impiegato e rendicontato sui progetti medesimi. Dal nostro punto di vista essendo il comma 188 assolutamente in vigore pur considerando l'inutile richiamo operato in questo decreto legge non dovrebbe cambiare nulla con questa formulazione ma, anche in questo caso, vatti a fidare.
Colpisce in tutta questa vicenda un ultimo aspetto. Mentre lo scempio parlamentare è in atto il ministro Carrozza stanzia 1.6 milioni di euro per assumere a chiamata diretta particolari eccellenze riconosciute in campo internazionale. Mentre da una parte si prosegue con la politica scellerata di trattare gli enti pubblici di ricerca come un qualunque ufficio della pubblica amministrazione e si mantengono vincoli finanziari e normativi che già hanno portato al collasso il sistema ricerca, dall'altra si adottano provvedimenti straordinari e ampiamente discrezionali, inutili se si consentisse un reclutamento ciclico e normali opportunità di carriere per il personale. Ma il ministro Carrozza lo ha letto il decreto 101?
Noi saremo in campo già nei prossimi giorni. Faremo un bilancio di questa vergogna e rilanceremo l'iniziativa di mobilitazione per ottenere proroghe, stabilizzazioni e vere assunzioni in un settore strategico quanto vessato dalla politica della stabilità bipartisan.