Statuti degli enti vigilati dal Miur: completato l'iter di approvazione, anzi no…
Ennesima brutta pagina nella gestione Gelmini della ricerca pubblica.
Il ministro Gelmini ha comunicato che l’iter di approvazione degli statuti degli enti sottoposti a riordino è stato completato ma si è smentita subito. Infatti, ha chiesto al CNR di introdurre nuove modifiche allo statuto che già era stato corretto sulla base dei rilievi delle stesso MIUR. Questa è l’ennesima forzatura in una vicenda fin dall’inizio opaca. Si tratta di un atto illegittimo che rende la carta fondamentale del più grande ente di ricerca del nostro Paese giuridicamente vulnerabile.
Abbiamo già espresso la nostra valutazione sul processo di riordino: si è trattato dell’esatto opposto di ciò che avrebbe dovuto essere in base ai principi che ispiravano la legge delega.
Doveva comportare l’assunzione da parte degli Enti di ricerca vigilati dal Miur di una maggiore autonomia e una più forte capacità di autogoverno ed è stato trasformato in una occasione per condizionare ancora di più l’attività degli enti da parte del decisore politico.
Ci siamo opposti alle assurdità che le bozze di statuto, ispirate per non dire prescritte dal ministero, contenevano. In particolare abbiamo cercato di porre un argine alle peggiori previsioni di quella del CNR le cui norme sono parse finalizzate a pianificare nel tempo una consistente riduzione del numero delle persone che in quell’ente lavorano e quindi della capacità di svolgere attività di ricerca.
La forza contrattuale degli Enti nei confronti del ministero è stata evidentemente condizionata dal ricatto economico e dalla minaccia del commissariamento, in un mercato delle vacche che non ha precedenti nella storia, pur travagliata, di questo settore. Non è un caso che ogni statuto, benché elaborato con la presenza di componenti esterni ai consigli di amministrazione direttamente nominati dal Miur, faccia storia a sé e non certo per la diversa missione degli enti.
Nei prossimi giorni proporremo una analisi dettagliata dei testi ma fin da subito possiamo dire che il filo conduttore è rappresentato dalla marginalizzazione della comunità scientifica e del personale rispetto agli organi di autogoverno.
L’assoluta mancanza di un progetto strategico per la ricerca pubblica nel nostro Paese, al di là delle chiacchiere del ministro e delle mirabolanti previsioni contenute nel DLgs 213/09, trova conferma nell’epilogo di questa ennesima brutta pagina della vita istituzionale del nostro Paese.
Tra poco arriverà il momento di indicare in nuovi vertici. La scelta dovrebbe avvenire tra una rosa di persone qualificate e capaci. Naturalmente solo comitati di selezione diversi per ogni ente, presieduti da persone riconosciute dalla comunità scientifica, rappresenterebbero la soluzione naturale e coerente con il dettato normativo. Di questi comitati però non ci sono ancora tracce mentre troppe voci suggeriscono ipotesi diverse e ai limiti dell’incredibile: un unico comitato per tutti gli enti. Se questa fosse la scelta del Ministro è di tutta evidenza il rischio di stravolgere il senso stesso del search committee, con obiettivi facilmente prevedibili.
Noi non ci rassegniamo a questo degrado e continuiamo a rimanere in campo con la mobilitazione e le nostre proposte. L’iniziativa contro l’accordo separato che avalla la legge brunetta, lo sciopero generale indetto dalla CGIL e gli Stati generali della conoscenza sono tappe fondamentali di partecipazione per difendere la dignità del nostro lavoro e la missione delle nostre istituzioni.