Docenti universitari: adeguamento ISTAT 2024 sarà al 4,8%
Finalmente in busta paga arriva la gran parte degli aumenti contrattuali 2019/22.
Dal primo gennaio 2024, gli stipendi dei docenti universitari sono un pochino più pesanti, anche se ancora non lo si vede. La circolare del 9 aprile 2024 della Ragioneria Generale dello Stato [MEF] agli enti ed organismi pubblici, con l’aggiornamento delle indicazioni per la definizione dei loro bilanci di previsione, nella sua sezione D [trattamento del personale] richiama per il personale non contrattualizzato la comunicazione ISTAT riferita all’adeguamento retributivo per il medesimo anno, pari al 4,80 per cento, che dovrà essere recepita nell’apposito D.P.C.M. in corso di perfezionamento, ai sensi dell’articolo 24, comma 2, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, ai fini dell’accantonamento per i relativi oneri da effettuare nei rispettivi bilanci.
Come abbiamo più volte ricordato, lo stipendio dei docenti universitari beneficia degli aumenti contrattuali conquistati nel pubblico impiego con un meccanismo derivato e dislocato nel tempo: l’aumento annuo della massa salariale nella pubblica amministrazione, calcolata dall’ISTAT nei primi mesi dell’anno successivo, viene trasferito tramite un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri sugli stipendi dei dipendenti non contrattualizzati (tra cui i docenti universitari) dal primo gennaio di quell’anno successivo [art. 24, comma 1 della legge 448/1998], anche se poi gli atenei la erogano diversi mesi dopo, per i tempi di emanazione e recepimento del Decreto. Il DPCM dovrebbe uscire, secondo il comma 2 di quello stesso articolo di legge che definisce il meccanismo di adeguamento, entro il 30 aprile di ogni anno: come ben sappiamo spesso non è stato così, con Decreti che sono arrivati in estate, in autunno e per il 2023 addirittura nei primi mesi del 2024. Per questo, in caso il Decreto non sia emanato nei tempi previsti, solleciteremo questo provvedimento sin dai primi giorni di maggio, anche per il significativo importo economico che interessa l’adeguamento di quest’anno.
La dislocazione temporale del cosiddetto adeguamento ISTAT, come abbiamo segnalato, ha prodotto in questi anni significative perdite di stipendio per la docenza universitaria, conseguenti agli anni di ritardo con cui i diversi contratti del pubblico impiego sono stati siglati per il ritardo con cui i governi hanno previsto nelle Leggi di Bilancio le necessarie risorse economiche. Le procedure attuali, infatti, non prevedono meccanismi di recupero degli arretrati stipendiali per gli anni precedenti, come invece esistono nella contrattazione. Per questo, a fronte della perdurante inflazione, riteniamo importante che almeno i tempi di legge siano garantiti ed il DPCM emanato entro il 30 aprile, al di là di ogni valutazione sulla legittimità degli effetti di questa dislocazione e il mancato recupero degli arretrati (su cui sono in corso nostri approfondimenti, anche in relazione alle opportune revisione delle procedure).
Questo adeguamento 2024 [4,8%], il più consistente dal 2001 [data di prima applicazione della forma vigente], è infatti in relazione ai contratti pubblici 2019/2022, in larga parte siglati nel corso del 2022 e con pieni effetti economici sulla massa salariale dei dipendenti pubblici dal 2023 [quindi “registrati” negli adeguamenti ISTAT solo nel 2024]. Nel complesso, questa tornata contrattuale porta nelle buste paga dei docenti universitari un aumento intorno al 6%, come avevamo anticipato (risultato composto dell’adeguamento ISTAT 2023 dello 0,98%, di quello 2024 del 4,80% e di una coda contrattuale, relativa ad alcuni settori della dirigenza pubblica, che avrà pieni effetti solo sull’adeguamento del 2025). In realtà, dal 2025 gli adeguamenti ISTAT inizieranno a registrare anche gli aumenti contrattuali della tornata 2022/24, su sui è aperta in questi mesi una complessa trattativa, con anticipazioni salariali del governo per i dipendenti contrattualizzati (il cosiddetto Pacco di Natale 2023), un’indennità di vigenza contrattuale dal 2024 più consistente [3,85%], un primo stanziamento nella Legge di bilancio 2024 di risorse consistenti (5,78% annui medi), ma molto inferiori rispetto all’inflazione composta del triennio (intorno al 17-18%). Per il momento è difficile prevedere tempi e risultati di questa dinamica contrattuale, relativa ad un triennio di altissima inflazione (2022/24): possiamo però già prevedere che in ogni caso avrà effetti ridotti sugli adeguamenti ISTAT 2025, probabilmente più consistenti nel 2026, quasi sicuramente a regime solo nel 2027 se non nel 2028. I ritardi del governo nella contrattazione del pubblico impiego hanno quindi evidenti effetti deleteri sugli stipendi della docenza universitaria e, anche per questo, è importante sostenere l’iniziativa sindacale per un loro rapido rinnovo, con risorse adeguate.