PNR, ANVUR e VQR: la necessità di scelte condivise per la ricerca universitaria
Questa lunga fase di emergenza ha coinvolto significativamente anche la ricerca negli Atenei, dopo anni di scarsi finanziamenti, precariato e valutazioni competitive: per rilanciare sviluppo e innovazione, sono allora necessarie non solo nuove risorse, ma anche una diversa gestione della ricerca in questo paese.
La sospensione delle attività ordinarie degli atenei determinata dalla gestione della crisi sanitaria ha avuto un forte impatto sulla vita di studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici (docenti e pta, di ruolo e precari). Ciò nonostante, pur tra mille difficoltà e con differenze importanti, pur con modalità straordinarie e talvolta improvvisate, le attività sono proseguite grazie alla dedizione dei docenti, dei CEL e degli ex lettori, del personale amministrativo, tecnico e dei servizi e alla passione degli studenti. La didattica è stata in larga parte e in emergenza trasferita on line, la gestione amministrativa è stata quasi completamente trasferita in lavoro agile, la ricerca è forse il settore che ha risentito più di tutti ostacoli e rallentamenti (come risulta evidente da una prima indagine svolta dalla FLC CGIL). In ogni caso in queste settimane si è potuto ancora una volta apprezzare l’importanza della ricerca scientifica e la necessità del suo rafforzamento per il futuro del paese.
Eppure, proprio in queste settimane sono arrivati segnali preoccupati nella gestione di aspetti importanti del sistema della ricerca universitaria da parte del MUR.
PNR. Il MUR ha reso pubblica una Commissione di esperti che dovrà supportare il Ministero nella stesura del nuovo Programma Nazionale della ricerca 2015-2020“allo scopo di allineare il termine della programmazione nazionale a quello della programmazione 2014-2020 dell’Unione europee. Le linee di lavoro si limitano ad assumere quindi le linee strategiche europee, in tal modo riducendo il piano della ricerca italiana alla sola fotocopia di quelle strategie, ignorando che le scelte strategiche europee sono pensate come complementari e non esaustive dei piani di ricerca degli stati membri.
Le aree di intervento sono sei: 1. Clima, energia, mobilità sostenibile; 2. Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione; 3. Informatica, industria, aereospazio; 4. Salute; 5. Sicurezza per i Sistemi Sociali; 6. Tecnologie sostenibili, Agroalimentare, Risorse Naturali e Ambientali.
Analizzando le aree di intervento indicate nel documento del MUR, è evidente che scompaiono interi settori culturali e scientifici; in effetti, scompare la gran parte del mondo della ricerca italiano. Ad esempio, relativamente al gruppo di lavoro su clima-energia-mobilità sostenibile non ci sono biologi e/o studiosi dell'ecosistema, non ci sono geologi, non ci sono urbanisti, e mancano altri settori che pure potrebbero avere voce in capitolo sulle conseguenze sulla società come scienziati politici e delle istituzioni, filosofi o economisti. Nei fatti, i gruppi che lo compongono sono rappresentati in gran parte da settori ingegneristici.
Pertanto, laddove le stesse linee europee prevedono una sostanziale multidisciplinarietà e inclusività di approccio e di competenze per affrontare le nuove sfide globali, la selezione operata dal MUR riflette un approccio prevalentemente mono-disciplinare e applicativo. Ancora una volta, la ricerca nel nostro paese viene mortificata nella sua diversità, varietà di approcci e culture, di aspirazioni, il tutto con un “colpo di mano” che ha lasciato a margine la comunità scientifica nazionale senza coinvolgerla in un passaggio così delicato. Ci si limita a inseguire, peraltro senza declinare fino in fondo, le priorità europee sperando di poter così attrarre più fondi da progetti, ma condannando di fatto all’estinzione (o comunque a un pesante ridimensionamento) interi settori di ricerca e scientifico-disciplinari. Ci sembra che si sia persa l’ennesima occasione per sostenere nel nostro paese una visione della ricerca moderna, in cui la diversità dei punti di vista costituisce un arricchimento indispensabile per fornire risposte all’altezza dei problemi che la nostra società deve affrontare. La conseguenza è che si destina il nostro paese alla marginalità scientifica e alla perdita di ricchezza culturale, di capacità di innovazione.
ANVUR. Nel corso degli ultimi mesi una serie di imbarazzanti ricorsi e pronunciamenti dei tribunali hanno mostrato tutta la pericolosa inadeguatezza e i limiti di impianto dell’ANVUR. Il suo Presidente è stato sospeso ai primi di aprile a causa del pronunciamento del TAR, che ha riconosciuto un vizio di procedura nella sua elezione, svoltasi con un direttivo non rinnovato e mancante di una serie di membri. Anche se poi a fine aprile il Consiglio di Stato ha sospeso la sospensiva, il pasticcio procedurale è evidente ed è solo l’ultimo atto in ordine di tempo di un Agenzia nata male (il solito decreto collegato alla legge finanziaria 2007: art.2, comma 138, DL 262/2006) e cresciuta peggio (nel quadro della gestione ministeriale Gelmini e poi della legge 240/2010). In questo quadro, il MUR è quindi rapidamente intervenuto nominando i nuovi componenti del direttivo, così da consolidare la posizione vacillante del vertice dell’Agenzia. Invece di attendere il pronunciamento di merito della Corte, e di cogliere l’occasione per avviare la sostanziale revisione dell’ANVUR, dei suoi compiti e della sua composizione, il Ministro ha nei fatti salvato dal naufragio questo ente, mantenendone intatte tutte le sue distorsioni, ampiamente sviluppate e da noi puntualmente denunciate nell’ultimo decennio.
VQR. La primavera del 2020 doveva esser dedicata anche all’avvio delle procedure per la Valutazione della Qualità della Ricerca 2015-2019 (secondo il DM n. 1110 del 29.11.2019, uno degli ultimi atti del Ministro Fioramonti, ed il conseguente bando ANVUR del 3.1.2020). Come FLC CGIL, nel corso del mese di febbraio, avevamo depositato un ricorso al TAR contro questa procedura. Come avevamo sottolineato sin da subito [Un sistema di valutazione da rifare. Fermiamo la VQR 2015/2019], infatti, da tempo riteniamo necessario superare la logica competitiva della 240/2010 ed un conseguente sistema di valutazione implementato da MIUR e ANVUR che ha contribuito alla progressiva divergenza tra gli atenei e distorto la libera attività di ricerca. Ben sapevamo che non con un ricorso al TAR si ottiene il raggiungimento di questi obiettivi: ritenevamo però utile fermare quella procedura, a partire da tre palesi contraddizioni tra DM e bando ANVUR (criteri di accesso ai GEV, selezione e valutazione dei prodotti), sperando che ciò costituisse un’opportunità per il MUR di far proprie le nostre preoccupazioni, espresse anche dal CUN come da decine di società scientifiche e di settore. Il ricorso seguirà quindi il suo percorso.
Il Ministro Manfredi ha annunciato a metà aprile ai Presidenti di CUN, ConPer, ANVUR e CRUI l’intenzione di rinviare con apposito DM tutte le procedure di un semestre. Il provvedimento non è ancora stato formalizzato. È oramai evidente che, al di là dell’incerta dinamica dell’emergenza sanitaria nei prossimi mesi, l’università italiana sarà comunque a lungo coinvolta in un prolungamento cautelare delle straordinarie modalità di questi mesi (anche se con forme diverse, secondo le linee guida sulle diverse fasi inviate dal MUR ai Rettori nella scorsa settimana).
In questo quadro, come FLC CGIL riteniamo che a questo punto la procedura VQR debba esser tout court rimandata al prossimo anno, usando l’occasione per rivedere profondamente l’impianto del Decreto Ministeriale che l’indirizza, alla luce delle numerose criticità di impianto che da tempo abbiamo sollevato e che sono condivise da larga parte della comunità scientifica del paese (delle sue strutture e associazioni).
Ci auguriamo cioè, in sintesi, che anche sui diversi aspetti degli indirizzi e della gestione della ricerca universitaria il MUR cambi radicalmente metodo e faccia proprio quel confronto con le organizzazioni sindacali che il Ministro ha dichiarato di voler rilanciare sulle priorità strategiche del sistema universitario, oltre che attivare più complessivamente una discussione ed un ascolto dell’insieme della comunità universitaria.