Approvato emendamento per la proroga degli assegni di ricerca in scadenza
Tuttavia è urgente un più complessivo intervento di riforma del reclutamento universitario.
La Commissione Bilancio e Affari Costituzionali della Camera dei Deputati ha approvato un emendamento al Disegno di legge di conversione del decreto 192 del 31 dicembre 2014, cosiddetto “mille proroghe”, che prevede la proroga per 2 anni degli assegni di ricerca in scadenza. Adesso il testo affronterà l'esame dell'Aula.
A partire dal 1 gennaio 2015 erano cominciati ad arrivare a scadenza decine di migliaia di assegni di ricerca per effetto del limite di 4 anni previsto per gli stessi dalla sciagurata legge Gelmini. In assenza di un intervento di proroga l'effetto sarebbe un vertiginoso incremento del già drammatico esodo di giovani (e non più giovani) ricercatori dalle nostre Università e dagli Enti di Ricerca, dato che a tali ricercatori non viene offerta, nel nostro Paese, alcuna altra opportunità di ricerca.
Questo intervento rappresenta una necessaria misura tampone che arriva dopo mesi di denunce, richieste, iniziative dei ricercatori precari e della FLC CGIL, da ultimo con la richiesta ufficiale da parte del Segretario Generale Pantaleo a Governo e Parlamento di affrontare il tema nella legge di stabilità. Chiediamo al Parlamento di confermare la decisioni delle Commissioni parlamentari.
Tuttavia non è certo immaginabile procedere per proroghe periodiche, tanto più che dal prossimo anno giungeranno a scadenza anche i contratti per i Ricercatori di tipo A, che rischiano di scontare il sostanziale fallimento della tenure track all’italiana (articolo 24 delle Legge 240/2010). E' urgente un più complessivo intervento di riforma del reclutamento universitario che non può reggersi sullo sfruttamento intensivo di figure iperprecarie, la cui precondizione é lo sblocco del turn over e una strategia di investimenti sull'Università.
A causa dei costanti tagli alle istituzioni della conoscenza, del sostanziale blocco del turn-over, del dispositivo dei punti organico, attualmente sono pochissimi i posti da ricercatore a tempo determinato banditi, la docenza é chiusa, il sistema produttivo sembra incapace di assorbire alti livelli di qualificazione e competenza. È il ritratto di un paese che cancella, dimentica, rimuove la gran parte di coloro che lavorano alla ricerca con elevata produttività scientifica e che rappresentano la chiave per lo sviluppo del Paese.