Legge di bilancio 2019: nessuna assunzione per i ricercatori precari dell’università
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
Roma, 21 dicembre - In queste ore al Senato è in discussione la Legge di bilancio per il 2019 e colpisce l’assenza di un’inversione di tendenza rispetto alle politiche di austerità sin ad oggi intraprese per i Comparti della Conoscenza.
In queste settimane i ricercatori precari dell’università hanno portato avanti proposte concrete di reclutamento ordinato e ciclico, stabilizzazione e assorbimento del precariato storico che oggi rappresenta la maggioranza del personale della didattica e della ricerca negli atenei, un rifinanziamento strutturale che possa agganciare l’Italia al trend europeo degli investimenti.
L’esiguo aumento dell’FFO previsto nel capitolo dei finanziamenti viene smentito attraverso il comma 208-bis che impone agli atenei il divieto di procedere alle stabilizzazioni coi punti organico 2019 fino al 15 novembre dello stesso anno.
In queste ore gli atenei stanno procedendo con le procedure assunzionali relative al 2018 e nella relazione tecnica si fa riferimento ad un possibile risparmio di 69 milioni di euro che rendono vano il seppur esiguo aumento previsto nel fondo di finanziamento ordinario.
Sebbene una misura una tantum ci preoccupa, al di là dei proclami sulle buone intenzioni, la mancanza di volontà politica in una vera inversione di tendenza sull’investimento nel sistema accademico, già duramente colpito in questi anni per effetto della legge 240/2010 e che anche prima del 2010 era tra gli ultimi posti nelle classifiche europee degli investimenti in ricerca e didattica.
Bloccare le assunzioni fino a novembre prossimo dà un messaggio inequivocabile ai 63.000 precari che oggi lavorano nelle università: dopo anni di contratti a rinnovo, di precarietà materiale ed esistenziale, si può ancora aspettare e pazienza se a ciò può conseguire un’espulsione dal sistema per impossibilità da parte degli atenei di programmare il loro effettivo fabbisogno.
La FLC CGIL sarà in campo, insieme al movimento dei ricercatori precari e gli studenti, in una mobilitazione che chiama tutte le componenti per una risposta unitaria dell’università e della PA complessivamente.
La vera inversione di tendenza si basa sulla risoluzione dell’atavico problema del precariato diffuso che ha un costo sociale ed economico che travalica le università e che investe l’intero Paese.