Il manifesto per una didattica inclusiva in pillole: i pericoli da evitare
Pillola numero 5, selettività e dispersione
È evidente che il problema della carenza delle infrastrutture informatiche, che riguarda molte realtà del Paese non solo a livello scolastico, rischia di accrescere le disuguaglianze (si veda l’allarmante rapporto ISTAT “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi”).
Certamente, i divari territoriali, sociali, economici ancora una volta segnano il discrimine tra avanzate strumentazioni in uso agli studenti e mancanza di infrastrutture basilari. È forse opportuno chiedersi se questa emergenza, anziché aprire spazi (anche di mercato) alla didattica a distanza, non sia l’occasione, attraverso un piano nazionale e strutturale, di predisporre dotazioni informatiche e di organico, da rendere disponibili per gli studenti di tutte le regioni d’Italia, anche con modalità di assegnazione redistributive e compensative per offrire strumenti in più a chi adesso ne ha di meno.
Da anni parliamo di povertà educativa e quando la descriviamo non ci riferiamo soltanto alla povertà economica del nucleo familiare, ma ad un insieme di fattori che, combinati tra loro, portano i ragazzi a vivere una condizione di marginalità: il contesto sociale, economico, abitativo, la possibilità di disporre di spazi accessibili, la carenza di servizi e di opportunità educative, la mancanza di una offerta culturale fruibile dai ragazzi (libri, musei, mostre), l’inesistenza di spazi dedicati allo sport, di edifici scolastici in buone condizioni e di tutti i servizi ad essi collegati (mensa, tempo pieno, apertura al territorio), l’impossibilità dell’accesso a internet e ai nuovi mezzi di comunicazione.
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